Pubblicazioni

Impulse Dynamics ha condotto con successo numerosi studi clinici, tra cui diversi studi randomizzati controllati, per valutare la sicurezza e l’efficacia della terapia CCM® erogata dai dispositivi Optimizer®. I risultati sono stati pubblicati in oltre 80 articoli apparsi in (numerose) importanti riviste mediche. Le pubblicazioni qui elencate rappresentano gran parte delle evidenze raccolte in questi studi clinici.

I dispositivi Optimizer sono attualmente disponibili negli Stati Uniti, in Europa, Cina, Brasile, India e in oltre 40 altri paesi del mondo. Ad oggi, più di 6.500 pazienti hanno tratto beneficio dalla terapia CCM® in tutto il mondo. Attualmente sono in corso ulteriori indagini e i risultati saranno pubblicati su queste pagine non appena disponibili.

Studi Clinici

Novembre 2021 Fastner et al: “Cardiac Contractility Modulation in Patients with Ischemic versus Non-ischemic Cardiomyopathy: Results from the MAINTAINED Observational Study”
Abstract
Background: La modulazione della contrattilità cardiaca (CCM) è una terapia basata su un dispositivo con approvazione FDA, destinata a pazienti con insufficienza cardiaca sistolica e normale ampiezza del QRS, che permangono sintomatici nonostante terapia farmacologica ottimale. Scopo di questo studio era confrontare gli effetti terapeutici a lungo termine della terapia CCM in pazienti con cardiomiopatia ischemica (ICM) rispetto a pazienti con cardiomiopatia non ischemica (NICM).

Metodi: I parametri funzionali che sono stati valutati riguardano la variazione della classe NYHA, dello stadio KDIGO CKD, della frazione di eiezione ventricolare sinistra (LVEF), dell'escursione sistolica del piano anulare tricuspidale (TAPSE) e dei livelli NT-proBNP. Sono stati inoltre confrontati i tassi di mortalità osservati a 1 e 3 anni con quelli previsti dal punteggio di rischio di insufficienza cardiaca MAGGIC; i tassi di mortalità osservati sono stati poi confrontati tra i gruppi per l'intero periodo di follow-up.

Risultati: In questa analisi retrospettiva sono stati inclusi centosettantaquattro pazienti consecutivi con insufficienza cardiaca cronica impiantati con un dispositivo CCM tra il 2002 e il 2019. La LVEF era significativamente più elevata nei pazienti con NICM dopo 3 anni di terapia CCM (35 ± 9 vs 30 ± 9%; p = 0,0211) e dopo 5 anni anche la TAPSE dei pazienti con NICM era significativamente più elevata (21 ± 5 vs 18 ± 5%; p = 0,0437). Non sono state osservate differenze in altri parametri di efficacia. Durante l'intero periodo di follow-up, il 35% di tutti i pazienti è deceduto (p = 0,81); solo nei pazienti con ICM la mortalità è stata inferiore a quanto previsto a 3 anni (35 vs 43%, p = 0,0395).

Conclusioni: I pazienti con NICM sembrano trarre particolare beneficio dalla terapia CCM per quanto riguarda il miglioramento della funzione sistolica biventricolare.

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Aprile 2021 – Kuschyk et al: " Long-term clinical experience with cardiac contractility modulation therapy delivered by the Optimizer Smart system" European Journal of Heart Failure

ABSTRACT

Obiettivi: Abbiamo valutato gli effetti a lungo termine della modulazione della contrattilità cardiaca erogata dal sistema Optimizer Smart su qualità di vita, frazione di eiezione ventricolare sinistra (LVEF), mortalità e insufficienza cardiaca e ospedalizzazioni cardiovascolari.

Metodi e risultati: CCM-REG è uno studio di registro prospettico condotto su 503 pazienti in 51 centri europei. Gli effetti sono stati valutati in tre terzili di LVEF (≤25%, 26-34% e ≥35%) e in pazienti con fibrillazione atriale (AF) e ritmo sinusale normale (NSR). I tassi di ospedalizzazione sono stati confrontati utilizzando un test del chi-quadrato. I cambiamenti osservati nei parametri funzionali riferiti a classe NYHA (New York Heart Association), punteggio del Minnesota Living with Heart Failure Questionnaire (MLWHFQ) e LVEF sono stati valutati con il test di Wilcoxon dei ranghi con segno, mentre la sopravvivenza libera da eventi è stata esaminata mediante analisi di Kaplan-Meier. Per l'intera coorte e per ogni sottogruppo, la classe NYHA e il punteggio del MLWHFQ sono migliorati a 6, 12, 18 e 24 mesi (P <0,0001). A 24 mesi, la classe NYHA, il punteggio MLWHFQ e la LVEF hanno mostrato un miglioramento medio rispettivamente di 0,6±0,7, 10±21 e 5,6±8,4%, (tutti P <0,001). La LVEF è migliorata nell'intera coorte e nel sottogruppo LVEF ≤25% con AF e NSR. Nell'intera coorte, le ospedalizzazioni per insufficienza cardiaca sono diminuite da 0,74 eventi [intervallo di confidenza (IC) del 95% 0,66-0,82] prima dell'arruolamento a 0,25 eventi (IC 95% 0,21-0,28) per paziente-anno durante il follow-up di 2 anni (P <0,0001). Le ospedalizzazioni cardiovascolari sono diminuite da 1,04 eventi (IC 95% 0,95-1,13) per paziente-anno prima dell'arruolamento a 0,39 eventi (IC 95% 0,35-0,44) per paziente-anno durante il follow-up di 2 anni (P <0,0001). Riduzioni simili dei tassi di ospedalizzazione sono state osservate nei sottogruppi LVEF, AF e NSR. La sopravvivenza stimata è stata significativamente migliore di quella prevista da MAGGIC a 1 e 3 anni nell'intera coorte e nei sottogruppi LVEF 26-34% e ≥35%.

Conclusioni: La terapia di modulazione della contrattilità cardiaca ha migliorato lo stato funzionale, la qualità di vita, la LVEF e, rispetto alla precedente anamnesi dei pazienti, ha ridotto i tassi di ospedalizzazione per insufficienza cardiaca. La sopravvivenza a 1 e 3 anni è stata significativamente migliore di quella prevista dal punteggio di rischio MAGGIC.

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Aprile 2020 – Weign et al: “Safety, Performance, and Efficacy of Cardiac Contractility Modulation Delivered by the 2-Lead Optimizer Smart System - The FIX-HF-5C2 Study, Circulation Heart Failure

ABSTRACT

Obiettivi: Gli studi precedenti riguardanti la modulazione della contrattilità cardiaca (CCM) utilizzavano un sistema Optimizer a 3 elettrodi. Un nuovo sistema a 2 elettrodi ha superato la necessità del rilevamento atriale. Lo studio ha valutato la sicurezza e l'efficacia di questo sistema a 2 elettrodi rispetto al sistema a 3 elettrodi.

Metodi: Hanno potuto partecipare pazienti con sintomi di classe NYHA III/IVa nonostante terapia medica, frazione di eiezione ventricolare sinistra compresa tra 25% e 45% e non idonei a terapia di resincronizzazione cardiaca. Tutti i soggetti sono stati sottoposti a impianto del dispositivo Optimizer a 2 elettrodi. L'endpoint primario era la differenza stimata del cambiamento del picco di VO2 dal basale a 24 settimane tra i soggetti FIX-HF-5C2 (sistema a 2 elettrodi) rispetto al gruppo di controllo del precedente studio FIX-HF-5C (sistema a 3 elettrodi). Un endpoint secondario era rappresentato dai cambiamenti della classificazione NYHA (New York Heart Association). L'endpoint di sicurezza primario era il confronto degli eventi avversi correlati al dispositivo tra i soggetti del gruppo FIX-HF-5C2 e quelli del gruppo FIX-HF-5C.

Risultati: Sono stati inclusi sessanta soggetti, 88% di sesso maschile, età 66±9 anni, con frazione di eiezione ventricolare sinistra del 34±6%. Le caratteristiche basali erano simili tra i soggetti del gruppo FIX-HF-5C e i soggetti del gruppo FIX-HF-5C2, con l'eccezione che il 15% dei soggetti FIX-HF-5C2 presentava fibrillazione atriale permanente rispetto allo 0% del gruppo FIX-HF-5C. Non sono state osservate differenze significative nell'erogazione della terapia CCM tra i sistemi a 2 e a 3 elettrodi (19892±3472 vs 19583±4998 segnali CCM/giorno, IC di differenza [da −1228 a 1847]). Il cambiamento del picco di VO2 dal basale a 24 settimane era maggiore di 1,72 ml/kg/min (intervallo credibile Bayesiano al 95%, 1,02–2,42) nel gruppo di pazienti con dispositivi a 2 elettrodi rispetto ai controlli. L'83,1% dei soggetti con dispositivi a 2 elettrodi ha ottenuto un miglioramento di ≥1 classe NYHA (P<0,001) rispetto al 42,7% dei controlli. È stata osservata una riduzione degli eventi avversi correlati all'Optimizer con il sistema a 2 elettrodi rispetto al sistema a 3 elettrodi (0% vs 8%; P=0,03).

Conclusioni: Il sistema a 2 elettrodi eroga efficacemente quantità di segnali CCM (anche in soggetti con fibrillazione atriale) comparabili con quelli del sistema a 3 elettrodi, è altrettanto sicuro e migliora il picco di VO2 e la classe funzionale NYHA. Il numero di effetti avversi correlati al dispositivo è inferiore con il sistema a 2 elettrodi.

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Gennaio 2019 – Anker et al: "Cardiac contractility modulation improves long-term survival and hospitalizations in heart failure with reduced ejection fraction" European Journal of Heart Failure

ABSTRACT

Obiettivi: La modulazione della contrattilità cardiaca (CCM) migliora i sintomi e la tolleranza all'esercizio fisico e riduce le ospedalizzazioni per insufficienza cardiaca (HF) nei 6 mesi di follow-up in pazienti con sintomi di classe III o IV secondo la New York Heart Association (NYHA), QRS <130 ms e frazione di eiezione ventricolare sinistra (LVEF) ≥25%–≤45% (studio FIX-HF-5C). L'attuale studio di registro prospettico (CCM-REG) mirava a valutare l'impatto a lungo termine della CCM sulle ospedalizzazioni e sulla mortalità nell'esperienza reale in questa stessa popolazione.

Metodi e risultati: Sono stati inclusi in totale 140 pazienti con LVEF ≥25%–≤45% sottoposti a terapia CCM (CCM-REG25-45) per indicazioni cliniche. Le ospedalizzazioni cardiovascolari e per HF, il punteggio del Minnesota Living with Heart Failure Questionnaire (MLHFQ) e la classe NYHA sono stati valutati nell'arco di 2 anni. La mortalità è stata monitorata per 3 anni e confrontata con le previsioni del Seattle Heart Failure Model (SHFM). È stata condotta un'analisi separata su pazienti con LVEF ≥35%–≤45% (CCM-REG35-45) e LVEF ≥25%–<35% (CCM-REG25-34). I ricoveri sono diminuiti del 75% (da 1,2/paziente-anno l'anno precedente a 0,35/paziente-anno durante i 2 anni successivi a CCM, P <0,0001) in CCM-REG25-45 e di un valore simile in CCM-REG35-45 (P <0,0001) e in CCM-REG25-34. Il punteggio MLHFQ e la classe NYHA sono migliorati in tutte e tre le coorti, con progressivi miglioramenti nel tempo (P <0,002). La sopravvivenza a tre anni in CCM-REG25-45 (82,8%) e CCM-REG24-34 (79,4%) è stata simile a quella prevista da SHFM (rispettivamente 76,7%, P =0,16; 78,0%, P =0,81) ed è stata migliore di quanto previsto in CCM-REG35-45 (88,0% vs 74,7%, P =0,046).

Conclusione: Nell'esperienza reale, la CCM produce risultati simili a quelli degli studi precedenti in soggetti con LVEF ≥25%–≤45% e QRS <130 ms; le ospedalizzazioni cardiovascolari e per HF sono ridotte e il punteggio MLHFQ e la classe NYHA sono migliorati. La mortalità complessiva è stata paragonabile a quella prevista dall'SHFM, ma è stata inferiore a quella prevista nei pazienti con LVEF ≥35%–≤ 45%.

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Maggio 2018 - Abraham et al, "A randomized controlled trial to evaluate the safety and efficacy of cardiac contractility modulation." JACC HF

ABSTRACT

Obiettivi: Scopo degli autori è stata la conferma di un'analisi di sottogruppo del precedente studio FIX-HF-5 (Evaluate Safety and Efficacy of the OPTIMIZER System in Subjects With Moderate-to-Severe Heart Failure, valutazione della sicurezza e dell'efficacia del sistema OPTIMIZER in soggetti con insufficienza cardiaca da moderata a grave), il quale mostrava che la modulazione della contrattilità cardiaca (CCM) migliorava la tolleranza all'esercizio fisico (ET) e la qualità di vita in pazienti con frazioni di eiezione comprese tra 25% e 45%.

Background: La terapia CCM per pazienti con insufficienza cardiaca (HF) di classe funzionale III e IV secondo la New York Heart Association (NYHA) è costituita da segnali elettrici non eccitatori inviati al cuore durante il periodo refrattario assoluto.

Metodi: Un totale di 160 pazienti con sintomi di classe funzionale NYHA III o IV, durata del QRS <130 ms e frazione di eiezione ≥25% e ≤45% sono stati randomizzati alla terapia medica continua (controllo, n = 86) o CCM (trattamento, n = 74, non in cieco) per 24 settimane. Il picco di VO2 (endpoint primario), il punteggio del Minnesota Living With Heart Failure Questionnaire, la classe funzionale NYHA e il test di deambulazione di 6 minuti sono stati misurati al basale e a 12 e 24 settimane. Per l'analisi dell'endpoint primario è stato utilizzato il modello lineare Bayesiano a misure ripetute con il 30% di informazioni riutilizzate del sottogruppo FIX-HF-5. La sicurezza è stata valutata in base alla percentuale di pazienti privi di eventi avversi correlati al dispositivo con un limite inferiore predefinito del 70%.

Risultati: La differenza del picco diVO2 tra i gruppi è stata di 0,84 ml O2/kg/min (intervallo credibile Bayesiano al 95%: da 0,123 a 1,552), esito che ha soddisfatto l'endpoint primario. Il punteggio del Minnesota Living With Heart Failure Questionnaire (p < 0,001), la classe funzionale NYHA (p < 0,001) e il test di deambulazione di 6 minuti (p = 0,02) hanno tutti evidenziato esiti migliori nel gruppo di trattamento rispetto al gruppo di controllo. Sono stati osservati 7 eventi correlati al dispositivo, equivalenti a un limite inferiore dell'80% dei pazienti senza eventi, risultato che ha soddisfatto l'endpoint primario di sicurezza. Il tasso composito di morte cardiovascolare e di ospedalizzazioni per HF si è ridotto dal 10,8% al 2,9% (p = 0,048).

Conclusioni: La terapia CCM è sicura, migliora la tolleranza all'esercizio fisico e la qualità di vita nel gruppo specificato di pazienti con HF e comporta un numero minore di ospedalizzazioni per HF. (Evaluate Safety and Efficacy of the OPTIMIZER System in Subjects with Moderate-to-Severe Heart Failure; NCT01381172)

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Agosto 2018 - Tschöpe et al, "Cardiac contractility modulation: mechanisms of action in heart failure with reduced ejection fraction and beyond." European Journal of Heart Failure

ABSTRACT

La prevalenza dell'insufficienza cardiaca (HF), responsabile di livelli significativi di morbilità e mortalità, è in continua crescita. Malgrado i considerevoli progressi compiuti nel trattamento della HF con frazione di eiezione ridotta (HFrEF), la morbilità e la mortalità rimangono ancora sostanziali. I segnali della modulazione della contrattilità cardiaca (CCM), costituiti da impulsi bipolari bifasici ad alta tensione erogati al setto ventricolare destro durante il periodo refrattario assoluto, ha dimostrato di migliorare i sintomi, la tolleranza all'esercizio fisico e la qualità di vita, nonché di ridurre il tasso di ospedalizzazioni legate alla HF, nei pazienti con frazione di eiezione (EF) compresa tra 25% e 45%. La terapia CCM è attualmente approvata nell'Unione Europea, in Cina, India, Australia e Brasile per l'uso in pazienti HFrEF sintomatici con durata del QRS normale o leggermente prolungata. I pazienti con EF al basale compresa tra 35% e 45% sono i principali beneficiari della CCM. Essi includono la metà dei pazienti affetti da HF con EF moderatamente ridotta (HFmrEF). A livello cellulare, nei pazienti HFrEF la CCM ha dimostrato di migliorare la distribuzione del calcio, di invertire il programma genico fetale dei cardiomiociti associato a HF e di facilitare il rimodellamento inverso. La presente revisione pone in evidenza la letteratura riguardante studi preclinici e clinici condotti sulla CCM in presenza di HFrEF e HFmrEF e delinea il potenziale della terapia CCM nella HF con EF preservata, concludendo che la CCM può rispondere a un'importante esigenza insoddisfatta nell'approccio terapeutico alla gestione dell'insufficienza cardiaca per l'intera gamma di valori di EF.

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Febbraio 2018 – Roger et al: “Long-term results of combined cardiac contractility modulation and subcutaneous defibrillator therapy in patients with heart failure and reduced ejection fraction” Clinical Cardiology

ABSTRACT

Background: La modulazione della contrattilità cardiaca (CCM) è una terapia elettrica erogata da un dispositivo e destinata a pazienti con insufficienza cardiaca e frazione di eiezione ridotta (HFrEF). Nei pazienti con frazione di eiezione ventricolare sinistra (LVEF) ≤35%, è indicato anche un defibrillatore cardiaco impiantabile (ICD) e, in alcuni casi, si sceglie un ICD sottocutaneo (S-ICD).

Ipotesi: È possibile abbinare la terapia CCM e un S-ICD per fornire una terapia efficace e sicura. Metodi: Segnaliamo i casi di 20 pazienti con HFrEF e LVEF ≤35% che hanno ricevuto dispositivi CCM e S-ICD. Per escludere l'interferenza reciproca dei dispositivi, i pazienti sono stati sottoposti a test di diafonia intraoperatorio, test S-ICD e test ergometrico mentre la terapia CCM era attivata. Sono stati analizzati i parametri clinici e la qualità di vita prima dell'attivazione della terapia CCM e all'ultima visita di follow-up. Sono state valutate le prestazioni di S-ICD durante l'attivazione concomitante di CCM S-ICD.

Risultati: Il tempo medio di follow-up è stato di 34,3 mesi. La classe NYHA è migliorata da 2,9±0,4 a 2,1±0,7 (P <0,0001), il punteggio del Minnesota Living with Heart Failure Questionnaire da 50,2±23,7 a 29,6±22,8 punti (P <0,0001) e la LVEF da 24,4%±8,1% a 30,9%±9,6% (P =0,002). Il tempo medio di follow-up durante l'attivazione di entrambi i dispositivi è stato di 22 mesi. Tre pazienti hanno manifestato un totale di 6 episodi di tachicardia ventricolare sostenuta, tutti trattati efficacemente con l'erogazione del primo shock ICD. Un paziente ha ricevuto uno shock inadeguato non correlato alla terapia CCM concomitante. Un paziente ha ricevuto un LVAD, con conseguente interruzione della terapia con CCM e S-ICD.

Conclusioni: CCM e S-ICD possono essere combinati con successo nei pazienti con HFrEF. S-ICD e CCM rimangono efficaci se usati in associazione, senza alcuna interferenza con il funzionamento reciproco.

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Gennaio 2015 – Kuschyk et al. “Efficacy and survival in patients with CCM: long term single center experience in 81 patients”. International Journal of Cardiology

ABSTRACT

Obiettivi: Analizzare l'efficacia a lungo termine e la sopravvivenza nei pazienti con insufficienza cardiaca cronica trattati con modulazione della contrattilità cardiaca.

Metodi: Questa analisi retrospettiva ha incluso 81 pazienti impiantati con un dispositivo CCM tra il 2004 e il 2012. I cambiamenti di classe NYHA, frazione di eiezione (EF), punteggio del Minnesota Living with Heart Failure Questionnaire, valore NT-proBNP e VO2 di picco sono stati analizzati durante un follow-up medio di 34,2±28 mesi (6–123 mesi). Il tasso di mortalità osservato è stato confrontato con quello previsto dal punteggio MAGGIC.

Risultati: I pazienti avevano 61±12 anni e EF del 23±7%. L'insufficienza cardiaca era dovuta a cardiomiopatia dilatativa ischemica (n=48; 59,3%) o idiopatica (n=33; 40,7%). La EF è migliorata da 23,1±7,9 a 29,4±8,6% (p<0,05), l'NT-proBNP medio è diminuito da 4395±3818 a 2762±3490 ng/l (p<0,05) e il picco di VO2 medio è aumentato da 13,9±3,3 a 14,6±3,5 ml/kg/min (p=0,1). Il tasso complessivo dei responders clinici (miglioramento di almeno 1 classe NYHA entro 6 mesi o all'ultimo follow-up) è stato del 74,1%. 21 pazienti (25,9%) sono deceduti durante il periodo di follow-up, di cui 11 (52,4%) per malattie cardiache e 10 (47,6%) per cause non cardiache. I tassi di mortalità a 1 anno e a 3 anni erano rispettivamente del 5,2% e del 29,5%, mentre i tassi di mortalità stimati in base al punteggio di rischio MAGGIC erano rispettivamente del 18,4% (p<0,001) e del 40% (p=n.s.). L'analisi log-rank di tutti gli eventi fino al completamento del follow-up di 3 anni è tuttavia risultata significativamente inferiore a quanto previsto (p=0,022).

Conclusioni: Durante il follow-up a lungo termine, la terapia CCM ha migliorato la qualità di vita, la capacità di esercizio fisico, la classe NYHA, l'EF e i livelli di NT-proBNP. I tassi di mortalità sono risultati inferiori a quelli stimati dal punteggio MAGGIC.

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Maggio 2008 – Butter C. “Cardiac Contractility Modulation Electrical Signals Improve Myocardial Gene Expression in Patients with heart failure”. Journal of the American College of Cardiology

ABSTRACT

Obiettivi: Obiettivo di questo studio era verificare se i segnali elettrici della modulazione della contrattilità cardiaca (CCM) inducono rimodellamento molecolare inverso nel miocardio in pazienti affetti da insufficienza cardiaca.
Background: L'insufficienza cardiaca è associata ad up-regulation dei geni fetali e della risposta meccanica nel miocardio e a down-regulation dei geni correlati al ciclo di Ca2. Il trattamento con segnali CCM è stato associato a miglioramento dei sintomi e della tolleranza all'esercizio fisico in pazienti con insufficienza cardiaca. Abbiamo testato l'impatto dei segnali CCM sull'espressione genica miocardica in 11 pazienti.

Metodi: Sono state ottenute biopsie endomiocardiche al basale e a 3 e 6 mesi. I segnali CCM sono stati erogati in ordine casuale in una fase di attivazione (dispositivo acceso) di 3 mesi e un periodo di sospensione (dispositivo spento) di 3 mesi. L'espressione dell'acido ribonucleico messaggero è stata analizzata nel core lab da investigatori in cieco rispetto alle sequenze di trattamento. L'espressione dei peptidi natriuretici di tipo A e di tipo B e delle catene pesanti della α-miosina (α-MHC), dei geni del reticolo sarcoplasmatico (SERCA-2a), del fosfolambano e dei recettori della rianodina, nonché delle proteinchinasi p38 attivate da mitogeno e di RAS p21, sono stati determinati utilizzando la reazione a catena della polimerasi inversa e bande quantificate in unità densitometriche.

Risultati: La fase di sospensione di 3 mesi della terapia è stata associata a un aumento dell'espressione dei peptidi natriuretici di tipo A e di tipo B e delle proteinchinasi p38 attivate da mitogeno e di Ras p21, e a una diminuzione dell'espressione di α-MHC, SERCA-2a, fosfolambano e recettori di rianodina. Di converso, la fase di attivazione di 3 mesi della terapia ha comportato una riduzione dell'espressione dei peptidi natriuretici di tipo A e di tipo B e delle proteinchinasi p38 attivate da mitogeno e di Ras p21, e ad un aumento dell'espressione di α-MHC, SERCA-2a, fosfolambano e recettori di rianodina.

Conclusioni: Il trattamento con segnali CCM inverte il programma genico fetale cardiaco maladattativo e normalizza l'espressione di importanti geni del reticolo sarcoplasmatico, del ciclo di Ca2 e della risposta meccanica. Questi cambiamenti possono contribuire agli effetti clinici della terapia CCM.

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Gennaio 2008 – Borggrefe M.M. et al. “Randomized, double blind study of non-excitatory, cardiac contractility modulation electrical impulses for symptomatic heart failure”. European Heart Journal.

ABSTRACT

Obiettivi: Abbiamo condotto uno studio di crossover randomizzato e in doppio cieco sui segnali erogati dalla modulazione della contrattilità cardiaca (CCM) in pazienti affetti da insufficienza cardiaca.

Metodi e risultati: A centosessantaquattro pazienti con frazione di eiezione (EF) <35% e sintomi di classe NYHA II (24%) o III (76%) è stato impiantato un generatore di impulsi CCM. I pazienti sono stati randomizzati al gruppo 1 (n=80, 3 mesi di terapia CCM attivata, seguiti da 3 mesi di terapia CCM simulata) o al gruppo 2 (n=84, 3 mesi di terapia CCM simulata, seguiti da 3 mesi di terapia CCM attivata). Gli endpoint co-primari erano cambiamenti del consumo massimo di ossigeno (VO2 di picco) e del punteggio del Minnesota Living with Heart Failure Questionnaire (MLWHFQ). I gruppi erano comparabili in termini di EF al basale (29,3±6,7% vs 29,8±7,8%), picco di VO2 (14,1±3,0 vs 13,6±2,7 ml/kg/min) e MLWHFQ (38,9±27,4 vs 36,5±27,1). Il picco di VO2 è aumentato in misura comparabile in entrambi i gruppi durante i primi 3 mesi (0,40±3,0 vs 0,37±3,3 ml/kg/min, effetto placebo). Durante i 3 mesi successivi, il picco di VO2 è diminuito nel gruppo passato alla terapia simulata (20,86±3,06 ml/kg/min), mentre è aumentato nei pazienti passati a trattamento attivo (0,16±2,50 ml/kg/min). Il punteggio MLWHFQ tendeva ad essere migliore con il trattamento attivo (-12,06±15,33 vs -9,70±16,71) durante i primi 3 mesi, per poi peggiorare nei 3 mesi successivi nel gruppo passato a trattamento simulato (+4,70±16,57) e ridursi ulteriormente nei pazienti passati alla terapia attiva (-0,70±15,13). Il confronto dei valori osservati al termine dei periodi di trattamento attivo rispetto ai periodi di trattamento simulato evidenzia un miglioramento statisticamente significativo del VO2 di picco e del punteggio MLWHFQ (p=0,03 per ogni parametro).

Conclusione: In pazienti con insufficienza cardiaca e disfunzione ventricolare sinistra, i segnali CCM risultano sicuri; nei pazienti sottoposti a trattamento attivo con CCM per 3 mesi, la tolleranza all'esercizio fisico e la qualità di vita (MLWHFQ) sono migliorati in misura significativa.

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Review

Settembre 2021 - Biffi M. et al. “Cardiac contractility modulation in heart failure with reduced ejection fraction: critical review of evidence and application perspectives” Giornale Italiano di Cardiologia”

ABSTRACT Questa revisione critica illustra gli aspetti fisiopatologici e le evidenze scientifiche attualmente disponibili in merito alla terapia di modulazione della contrattilità cardiaca. Viene presentato un algoritmo pratico riguardante gli elementi decisionali essenziali di cui tenere conto per l’impianto del dispositivo in pazienti con insufficienza cardiaca in classe NYHA >II e frazione di eiezione ≤45%. La presente revisione apre la strada allo sviluppo di un registro italiano che analizzi le caratteristiche dei pazienti portatori di dispositivo con approccio multiparametrico, inclusivo anche di biomarcatori cardiaci, al fine di identificare i profili clinici e i predittori di risposta alla terapia. La sezione “Domande e risposte” offre utili spunti di riflessione a carattere fisiopatologico, specifiche tecniche, scenari clinicamente rilevanti e prospettive future.

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Marzo 2021 – Giallauria et al. “Cardiac Contractility Modulation in Patients with Heart Failure with Reduced Left Ventricular Ejection Fraction” Hearts

ABSTRACT
La modulazione della contrattilità cardiaca è una terapia innovativa concepita per il trattamento dell’insufficienza cardiaca. Si tratta di una terapia basata su dispositivo che utilizza elettrodi multipli per inviare segnali impulsi a tensione relativamente elevata (~7,5 V) all’endocardio del setto ventricolare destro, al fine di migliorare i sintomi dell’insufficienza cardiaca, la capacità di esercizio fisico e la qualità di vita. I numerosi studi clinici e meccanicistici condotti fino ad oggi per valutare la potenziale utilità di questa tecnologia suggeriscono che essa potrebbe avere un ruolo nella terapia e soddisfare un rilevante bisogno medico di una sottocategoria specifica di pazienti, non adeguatamente assistiti, affetti da insufficienza cardiaca con frazione di eiezione ventricolare sinistra ridotta. Sono necessari altri studi per valutarne ulteriormente l’effetto su esiti quali la mortalità e il tasso di ospedalizzazione.

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September 2020 – Cappannoli L. et al. “Cardiac contractility modulation for patient with refractory heart failure: an updated evidence-based review” Heart Failure Reviews

ABSTRACT L’insufficienza cardiaca rappresenta l’epidemia cardiovascolare del XXI secolo, con prognosi infausta e scarsa qualità di vita nonostante trattamenti medici ottimizzati. Malgrado i significativi miglioramenti compiuti negli ultimi dieci anni nella terapia dell’insufficienza cardiaca con frazione di eiezione ridotta, con un importante impatto su morbilità e mortalità, pochi progressi sono stati fatti in merito allo sviluppo di dispositivi impiantabili. Infatti, il defibrillatore impiantabile rimane indicato per pazienti con frazione di eiezione ≤35% e la terapia di resincronizzazione cardiaca per quelli con QRS ≥130 ms ed evidenza di blocco di branca sinistra. Tuttavia, solo un terzo dei pazienti soddisfa tali criteri ed un’elevata percentuale di questi risulta poi non responder in termini di miglioramento dei sintomi. Proprio per i pazienti con insufficienza cardiaca sintomatica, frazione di eiezione compresa tra 25% e 45% e QRS <130 ms, non candidabili a resincronizzazione cardiaca, la modulazione della contrattilità cardiaca (CCM) rappresenta oggi una concreta opzione terapeutica, essendosi rivelata sicura ed efficace nel ridurre i ricoveri per insufficienza cardiaca e nel migliorare i sintomi, la capacità funzionale e la qualità di vita. Obiettivo di questa rassegna è dunque riassumere i meccanismi fisiopatologici, le attuali indicazioni e i recenti sviluppi in merito alle nuove applicazioni della CCM per pazienti con insufficienza cardiaca cronica.

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April 2020 – Giallauria et al. “A comprehensive individual patient data meta-analysis of the effects of cardiac contractility modulation on functional capacity and heart failure-related quality of life” ESC Heart Failure

ABSTRACT

Obbiettivi
La modulazione della contrattilità cardiaca, anche indicata come CCM™, è emersa come promettente trattamento basato su dispositivo per l’insufficienza cardiaca (HF) in pazienti non candidabili a terapia di resincronizzazione cardiaca. Abbiamo svolto un’esauriente meta-analisi dei dati di singoli pazienti derivanti da tutti gli studi prospettici randomizzati controllati non confusi, condotti su CCM vs controllo, che hanno misurato la capacità funzionale e/o la qualità di vita attraverso questionari nei pazienti con HF.

Metodi e risultati
In gennaio 2020 abbiamo consultato il Registro Centrale Cochrane degli Studi Clinici, MEDLINE ed EMBASE al fine di individuare studi randomizzati controllati idonei. Abbiamo anche chiesto all’unico produttore del dispositivo il suo elenco di studi conosciuti. Gli outcome primari di interesse erano il consumo massimo di ossigeno (VO2 di picco), la distanza percorsa nel test di deambulazione di 6 minuti e la qualità di vita misurata dal punteggio del Minnesota Living with Heart Failure Questionnaire (MLWHFQ); tutti i dati ricevuti si riferivano a singoli pazienti e a valori osservati in singoli momenti temporali. Le differenze medie e gli intervalli di confidenza (IC) al 95% sono stati calcolati per dati continui utilizzando un modello a effetti fissi. Sono stati identificati cinque studi: quattro studi randomizzati che avevano arruolato 801 partecipanti per tutti gli endpoint di interesse e, per il solo picco VO2 (n = 60), era presente un ulteriore studio non randomizzato a braccio singolo (FIX-HF-5C2), contenente un confronto prospettico dei propri dati di VO2 di picco a 24 settimane rispetto al gruppo di pazienti di controllo FIX-HF-5C. L’analisi aggregata ha mostrato che, rispetto al controllo, la CCM ha migliorato significativamente il picco di VO2 (differenza media +0,93, IC 95% 0,56 a 1,30 ml/kg/min, P < 0,00001), la distanza percorsa nel test di deambulazione di 6 minuti (differenza media +17,97, IC 95% da 5,48 a 30,46 m, P = 0,005) e la qualità di vita misurata dal MLWHFQ (differenza media — 7,85, IC 95% — da 10,76 a — 4,94, P < 0,00001). Nel quadro dell’analisi di sensibilità, abbiamo escluso lo studio FIX-HF-5C2 (rilevante solo per il picco d i VO2) e il risultato è stato simile: differenza media +0,65, IC 95% da 0,21 a 1,08 ml/kg/min, P = 0,004.

Conclusioni
Questa meta-analisi completa dei dati di singoli pazienti provenienti da tutti gli studi randomizzati conosciuti ha dimostrato che la CCM fornisce benefici statisticamente significativi e clinicamente rilevanti in termini di misure della capacità funzionale e della qualità di vita correlata alla HF.

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Dicembre 2019 – Campbell et al: "Optimizer Smart in the treatment of moderate-to-severe chronic heart failure" Future Cardiology

ABSTRACT La modulazione della contrattilità cardiaca, anche denominata CCM™, mediante il dispositivo Optimizer Smart è un'innovativa terapia basata su dispositivo intracardiaco, recentemente approvata dalla FDA statunitense per il trattamento di pazienti con insufficienza cardiaca cronica, frazione di eiezione ventricolare sinistra (LVEF) compresa tra 25 e 45%, QRS <130 ms, che permangono sintomatici nonostante terapia medica ottimale. Gli studi clinici dimostrano che la terapia CCM è sicura ed efficace nel ridurre le ospedalizzazioni per insufficienza cardiaca e nel migliorare i sintomi dell'insufficienza cardiaca, la qualità di vita e le prestazioni funzionali. Questa nuova terapia basata su dispositivo offre benefici ai pazienti, altrimenti non candidabili alla terapia di risincronizzazione cardiaca. La CCM estende l'indicazione oltre il tradizionale cutoff di LVEF del 35% a un nuovo gruppo, che include pazienti che rientrano nel gruppo LVEF medio, fino al 45%.

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Dicembre 2018 – Borggrefe and Mann: Cardiac Contractility Modulation in 2018. Circulation
Agosto 2013 – Lyon A.R. et al. “Cardiac Contractility Modulation therapy in advanced systolic heart failure”. Nature Review Cardiology
Gennaio 2020 – Witte, et al: “Cost-effectiveness of a cardiac contractility modulation device in heart failure with normal QRS duration," ESC Heart Failure

Obiettivi: Scopo di questo articolo è valutare se la modulazione della contrattilità cardiaca (attraverso il Sistema Optimizer) più lo standard di cura (SoC) sia una terapia costo-efficace nel trattamento di pazienti affetti da insufficienza cardiaca [classe NYHA (New York Heart Association) III, frazione di eiezione ventricolare sinistra del 25–45% e QRS stretto] rispetto alla sola SoC dal punto di vista del Servizio Sanitario Nazionale inglese.

Metodi e risultati: Abbiamo sviluppato un modello di costo-efficacia basato sull'equazione di regressione, utilizzando i dati dei singoli pazienti di tre studi di controllo randomizzati (FIX-HF-5 Fasi 1 e 2, e FIX-HF-5C) per popolare la maggior parte dei parametri. Una serie di equazioni di regressione ha previsto la classe NYHA nel tempo, la mortalità, i tassi di ospedalizzazione per tutte le cause e la qualità di vita correlata alla salute. Abbiamo condotto l'analisi in linea con il caso di riferimento del National Institute for Health and Care Excellence, modellando i costi dal punto di vista del Servizio Sanitario Nazionale inglese e considerando i risultati in anni di vita ponderati per qualità (QALY) in una prospettiva che tiene conto dell'intero arco di vita del paziente. Dal confronto tra Optimizer + SoC e la sola SoC, secondo la nostra analisi del caso di base è emerso un costo incrementale per QALY aggiuntivo di 22.988 GBP (25.750 Euro). Questo risultato non era sensibile all'incertezza dei parametri, ma era sensibile all'orizzonte temporale in cui i costi e i QALY erano stati acquisiti e alla durata per cui si può presumere un beneficio di sopravvivenza con Optimizer + SoC.

Conclusioni: La modulazione della contrattilità cardiaca è verosimilmente costo-efficace in pazienti affetti da insufficienza cardiaca con frazione di eiezione ridotta, NYHA III e QRS stretto, a condizione che il beneficio terapeutico possa essere mantenuto oltre la durata del follow-up dello studio clinico esistente. Questa analisi supporta le attuali raccomandazioni della Società Europea di Cardiologia secondo cui, per tali pazienti, si può considerare questa terapia.

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Report di casi clinici selezionati

A Multistep Approach to Deal With Advanced Heart Failure: A Case Report on the Positive Effect of Cardiac Contractility Modulation Therapy on Pulmonary Pressure Measured by CardioMEMS

Abstract:

Negli ultimi anni, la gestione dell'insufficienza cardiaca (HF) ha compiuto progressi sostanziali, concentrandosi su terapie basate su dispositivo per potere affrontare gli aspetti di questa sindrome complessa. In questo report di caso clinico presentiamo un approccio multi-step per trattare l'HF. Nello specifico, presentiamo il caso relativo al primo paziente sottoposto all'impianto di entrambi i dispositivi Optimizer Smart® (Impulse Dynamics Inc., Marlton, NJ, USA) e CardioMEMS. Nel gennaio 2021, un paziente di sesso maschile di 72 anni con HF e frazione di eiezione ridotta (HFrEF) veniva ricoverato nel nostro reparto di cardiologia, in seguito a una progressiva riduzione degli intervalli tra i ricoveri per le infusioni di levosimendan. In particolare, il paziente era monitorato quotidianamente da CardioMEMS e veniva adottata una strategia di infusioni di levosimendan guidata dal dispositivo. Il paziente era anche portatore di MitraClip e di defibrillatore per terapia di resincronizzazione cardiaca (CRT-D) ed era sottoposto a terapia medica ottimizzata per l'HF. Nel gennaio 2021, al paziente veniva impiantato l'Optimizer Smart® per la terapia di modulazione della contrattilità cardiaca (CCM) a causa dell'insufficiente risposta alla terapia e dell'elevata pressione arteriosa polmonare (PAP). La CCM ha ridotto significativamente i valori della PAP dopo la dimissione (PAP sistolica 33,67 ± 2,92 vs 40,6 ± 3,37 mmHg, PAP diastolica 14,5 ± 2,01 vs 22,5 ± 2,53 mmHg, PAP media 22,87 ± 2,20 vs 30,9 ± 2,99 mmHg, HR 60,93 ± 1,53 vs 80,83 ± 3,66 bpm; p < 0,0001), con effetto persistente a 9 mesi. Per la prima volta viene dimostrata in modo oggettivo l'utilità della CCM dal monitoraggio invasivo continuo della PAP con CardioMEMS, il che può suggerire il momento corretto per l'impianto della CCM.

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Novembre 2021 – Manganelli et al. “Use of Cardiac Contractility Modulation in an Older Patient with Non-Ischemic Dilated Cardiomyopathy: A Case Report cardiomyopathy MDPI Clinics and Practice 2021

Abstract:
La modulazione della contrattilità cardiaca (CCM) è una terapia innovativa basata su dispositivo, utilizzata in pazienti con HFrEF. La terapia CCM è associata ad unmiglioramento della tolleranza all'esercizio fisico, ad un miglioramento della qualità di vita, ad una riduzione delle ospedalizzazioni per HF e ad un rimodellamento inverso del ventricolo sinistro nei pazienti con HFrEF. Nel presente caso, riportiamo il beneficio clinico della CCM in un paziente anziano con HFrEF avanzata dovuta a cardiomiopatia dilatativa ischemica con frequenti ospedalizzazioni per insufficienza cardiaca e scarsa qualità di vita, nonostante terapia medica ottimale.
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Masarone D. et al. Advanced heart failure: state of the art and future directions

Abstract: L’insufficienza cardiaca avanzata è una sfida clinica che richiede un approccio fisiopatologico. Poiché il settore è stato oggetto di molteplici revisioni, l’obiettivo di questo articolo non è quello di duplicare tali pubblicazioni, ma piuttosto di offrire suggerimenti pratici al cardiologo clinico per consentire la gestione ottimale di pazienti con insufficienza cardiaca avanzata. L’insufficienza cardiaca avanzata è definita come una sindrome clinica caratterizzata da sintomi gravi e persistenti, più comunemente associata a grave disfunzione ventricolare, nonostante terapia medica ottimizzata. La presente revisione include la gestione del paziente con insufficienza cardiaca avanzata, dalla terapia farmacologica con farmaci modificanti la malattia, all’uso di dispositivi per l’elettroterapia, fino alla riparazione valvolare percutanea e infine al ruolo dei dispositivi di assistenza ventricolare sinistra e al trapianto cardiaco. La revisione esplora anche i futuri orientamenti nella gestione dell’insufficienza cardiaca avanzata, comprese le prospettive traslazionali per il trattamento di questa sindrome. Download

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